Intrappola.to, un escape game per veri geni

in Society di
Intrappolato

Sessanta minuti. Enigmi da risolvere. Una stanza senza nessuna via d’uscita. Soltanto il 2% di possibilità di successo. Intrappola.To è il nuovo format di gioco che sta rivoluzionando il mondo delle escape room. Nato a Torino lo scorso gennaio, si è rapidamente diffuso tra il pubblico di ogni età ed oggi vanta già stanze di gioco a Roma, Milano, Genova e Rimini. Presto raggiungerà anche Venezia e Brescia. Con atmosfere che richiamano ai più la saga di ‘Saw‘ ma senza il rischio di doversi amputare una gamba per riacquistare la libertà. Abbiamo contattato Daniele Massano (l’Enigmista), uno dei due fondatori.

La cella in cui siete intrappolati ha una sola via d’uscita, ma aprirla non sarà un gioco da ragazzi

Come è nata l’idea e chi sono le menti dietro a tutto questo?

Intrappola.to lo abbiamo ideato io e Stefano Gnech. Siamo entrambi appassionati di giochi, film e letteratura; in tutti e tre questi ambiti c’è spesso una componente in comune che è quella di riuscire a fuggire da un luogo nel quale si è rinchiusi o una stanza nella quale si è intrappolati. Abbiamo quindi pensato a come trasportare nella realtà, nella vita reale, un’esperienza di questo genere e dopo aver fatto delle valutazioni abbiamo ideato un percorso di gioco che richiama fortemente questa componente, implementandolo prima qui a Torino, dove abbiamo aperto a gennaio, e poi, visto il grande successo immediato, abbiamo deciso di esportato in altre città.Intrappolato

Che tipo di abilità occorrono per giocare e a quale target di giocatori vi rivolgete?

Ci rivolgiamo a qualsiasi tipo di giocatore, non abbiamo un target specifico. Da noi possono giocare bambini coi genitori o coi nonni, gruppi di adulti o di ragazzi. E neanche è necessaria un’abilità particolare, non bisogna conoscere nozioni di chissà quali materie piuttosto che termini di un certo tipo o altro, può giocare chiunque, di qualsiasi nazionalità, anche un extraterrestre. Si basa su giochi di logica, di abilità manuale, c’è bisogno più che altro di spirito d’osservazione.

Descrivici un po’ l’atmosfera del gioco.

Noi, a differenza di tanti altri giochi di fuga nati in Italia, non abbiamo un’ambientazione specifica. Lasciamo ampia libertà ai partecipanti di immaginarsi da soli la storia attraverso la quale sono arrivati ad essere stati intrappolati. L’ambientazione ricorda vagamente uno scantinato abbandonato, è molto spartana, con i muri scrostati, oggetti posizionati in giro, bauli e cose così. la sensazione è quella di essere nella cantina di un vicino di casa psicopatico che ti ha rinchiuso per chissà quale motivo. Però nonostante questo, da noi vengono a giocare bambini piccoli senza nessun problema perché non c’è nulla di spaventoso o pauroso, è la sensazione che diamo che è certamente inquietante, soprattutto per gli appassionati del genere. Ma un bambino crede di essere dentro la cantina del nonno ed avere tanti giochi diversi da sviluppare.

Cosa vi ha ispirato nell’elaborazione del gioco?

Tanti che hanno giocato fanno riferimento al film ‘Saw – l’Enigmista’, in realtà non ci siamo ispirati a questo e veramente l’idea di ambientazione e l’idea di sviluppo del gioco sono del tutto originali. Non abbiamo avuto grandi fonti d’ispirazione. Abbiamo sviluppato l’intero percorso senza mai provare nessun altro gioco di fuga all’estero. Poi, dopo aver aperto, abbiamo cominciato a girare per studiare un po’ la concorrenza e capire dove migliorare. Abbiamo riscontrato che ci sono una serie di punti che ci differenziano tantissimo dalle oltre 150 che abbiamo provato in tutta Europa e in alcuni Paesi dell’Asia. Sono almeno tre le caratteristiche fondamentali per le quali ci scostiamo dagli altri. Primo fra tutto, non diamo accoglienza, ovvero vieni a giocare e ti trovi direttamente nella stanza senza avere contatti con nessuno, non c’è personale, non interagisci con noi, non sai se c’è qualcuno che ti osserva o se sei proprio solo. È una cosa molto più realistica rispetto al trovarti davanti una ragazza carina che ti spiega cosa toccare e cosa no. Secondo, il nostro gioco inizia al momento della prenotazione: si riceve una mail con alcune indicazioni e alcuni giochi da sviluppare a casa, quindi hai subito cose da fare per entrare nell’ottica di cosa ti aspetta nella stanza. Il risultato della risoluzione di questi giochi è il codice di accesso alla stanza di gioco: quando il giocatore arriva, si trova davanti questa porta spoglia senza nessuno ad aspettarti, con un tastierino sul quale digitare il codice ottenuto, dopo di che tutto ha inizio. Terza ed ultima caratteristica chiave è che il nostro gioco è difficile, molto più difficile degli altri: normalmente anche se non si è molto ferrati o se si è in una ‘giornata no’ si riesce lo stesso ad uscire in 30-40 minuti. Dalle nostre stanze esce solo il 2% dei partecipanti: su 100 gruppi che giocano solo due o tre riescono ad uscire.

Come mai questa difficoltà così elevata?

Non avendo provato altre escape-room prima di realizzare la nostra non sapevamo che da queste normalmente si riusciva ad uscire con facilità. Può sembrare una battuta, ma davvero quando ci abbiamo ragionato ci siamo immedesimati negli aguzzuni che devono tenerti dentro in tutti i modi. Il gioco è fattibile, ma certo non è facile, non devi perdere tempo, devi osservare tutto, devi essere perspicace. Non sono gli ingegneri quelli che riescono da noi, davvero, anzi spesso fanno risultati peggiori rispetto a chi ha più spirito d’osservazione. Non ci sono nozioni da applicare, ma tanto coordinamento e spirito di squadra. Da soli non si può uscire, almeno due persone sono necessarie per la risoluzione di alcuni giochi. Nonostante questo, a differenza di altre escape-room, il nostro gioco è molto vivo, non ci sono tempi morti. Tante volte ci sono momenti in cui ti areni di fronte ad un gioco che non si riesce a risolvere e quindi non si riesce a passare al successivo. Il nostro gioco, invece, è molto più attivo, tutti i partecipanti del gruppo hanno per tutti i 60 minuti qualcosa da fare.

La difficoltà può essere la chiave del successo del gioco?

Può esserlo, certamente. In Italia ci sono una trentina di piccole azienda che formano l’industria alla base del movimento relativo a questo tipo di giochi, con le quali noi siamo in contatto. In moltissimi ci dicono ‘eh ma il vostro gioco è difficile, i partecipanti non sono soddisfatti perché escono frustrati’. Invece ti posso confermare che non è così. E lo si può verificare anche grazie ai commenti sui social dai quali questa cosa è molto evidente. Noi, al termine di tutto, pubblichiamo una foto di ogni gruppo partecipante con la percentuale di soluzione totale del gioco. Tantissimi gruppi che magari sono riusciti a sviluppare molto poco, tipo il 25% su una media generale del 50%, sono entusiasti e vogliono tornare per andare avanti e riuscire finalmente ad uscire. Si instaura una voglia di rivincita, di riuscire a terminare la fuga, che va molto oltre la soddisfazione. Un nostro timore, ad esempio, era che cominciassero a trovarsi su internet le soluzioni ai vari giochi. Invece è incredibile come la gente che riesce a risolverne uno, piuttosto che raccontare la soluzione e facilitare così un altro concorrente, tiene la bocca cucita. Questo nostro timore è stato davvero annullato dai partecipanti.

Allo scadere dei 60 minuti, che succede a chi non riesce ad uscire? È vero che lo accompagnate al patibolo come scritto sul sito?

Venite a provare e lo scoprirete.

Che tipo di riscontro avete avuto a livello di partecipazione? Vi aspettavate questo successo?

No, non ce lo aspettavamo assolutamente. Noi abbiamo aperto la sede di Torino con appena due stanze di gioco e in 7 mesi abbiamo già fatto giocare 18 mila persone: se avessimo avuto altre stanze ne avremmo fatte giocare molte di più. Non c’è la fila perché non consentiamo di venire sul posto e giocare, bisogna prenotarsi online, ma se vuoi giocare di venerdì o sabato devi aspettare anche 3 o 4 settimana. Non ci aspettavamo nulla del genere.

IntrappolatoChe margine di guadagno c’è dietro questo business?

Ce n’è. Noi viviamo senza dover faticare, ci paghiamo tranquillamente le spese ed abbiamo un discreto margine. Il costo di partecipazione, almeno nel nostro modello, non è elevato. Facciamo pagare 60 euro a gruppo e il 90% di questi è composto da 6 persone. Mentre per ogni gruppo c’è sempre almeno un addetto che lo segue. E bisogna considerare anche che il tempo di gioco effettivo è di 60 minuti, ma tra che un gruppo entra ed esce e si passa al successivo passano quasi due ore. Non diventeremo miliardari ma è un’attività che si regge tranquillamente in piedi senza fare i salti mortali. In numeri, noi facciamo l’80% delle partecipazioni totali a giochi di fuga in Italia. Ci sono molte attività che faticano di più, noi siamo riusciti ad organizzarci abbastanza bene. Non è un movimento di secondo piano se fatto con i criteri giusti. In prospettiva siamo lanciati già verso decine di aperture.

In che modo rendete le persone felici?

Basta vedere le foto dei partecipanti. Ho circa tremila foto di gruppi partecipanti e ti sfido a trovare un solo volto non soddisfatto o non entusiasta. Cosa sia non lo so, perché alla fine si, abbiamo studiato tutto e va bene, ma una partecipazione così non ce la immaginavamo neanche lontanamente. Se pensavamo si far giocare 50 persone la settimana, adesso ne facciamo giocare 500.

Intrappola.to – Daniele Massano
www.intrappola.to
Torino – via Principe Tommaso 21 F
Milano – via Sanmartini 37

Genova – vico Sauli angolo via di Canneto il Lungo
Rimini – via I clowns 6/8
Roma – via dei Fontej 18 (Metro A Numidio Quadrato)

Facebook: Intrappola.to
Email: [email protected]

Ho scritto otto diverse biografie. Cinque di queste non mi convincevano, una l’ho cancellata per errore, un’altra m’avrebbe messo contro mezzo mondo e l’ultima non è questa che vedete.

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