
36. La volpe e il cane
Monsignor Volpe, che si era intrufolato in un gregge di pecorelle smarrite, ghermì un agnellino indifeso e finse di baciarlo. Quando Don Cane gli chiese cosa stesse facendo, il Monsignore rispose, con un ghigno: “Lo accarezzo e giocherello con lui”. E Don Cane lo rimproverò: “Ma noo vedi che ce 'sta gente?”
La favola è adatta per quegli abitudinari che sono malvagi, ma sciocchi.
37. La volpe e la pantera
Mo ce stavano 'na volpe e 'na pantera che c'avevano la vena acciaccata a forza de discute pe' chi era 'r più bello de Monte dei Cocci. Siccome che la pantera se vantava daa flessuosità delle sue cianche, la volpe, astuta, se mise 'na mano a cucchiara sulla bocca, pe' di 'na perla rara: “...” E niente, j'arivò 'n cartone dritto sulle gengive e ancora 'a stanno a grattà via daasfalto. È annata così, ce dispiace.
La favola dimostra che le doti dell'ingegno saranno pure superiori alla bellezza fisica, ma al cartone sulle gengive no.
118. La cicala e la formica
Si era d'inverno e la Formica Ingegnere Gestionale riordinava sulla scrivania i contratti a tempo indeterminato, quando si presentò alla sua porta, smunta e affamata, una Cicala Filosofa a chiedere uno stage con Garanzia Giovani. La Formica domandò, con fare spigliato: “A noi piacciono le facce pulite. E poi lo sai: la barba non ti rende filosofo”. La cicala lo ammonì: “Ma rende un po' frivola la sua signora”. Risero insieme e di gusto. Ma il filosofo poi morì affamato e solo.
La favola dimostra che taa devi finì de fa 'o splendido.
19. Esopo in un cantiere navale
Esopo, l'inventore di favole in pensione, non avendo niente da fare, un giorno entrò in un cantiere. Gli operai si misero a prenderlo in giro e a provocarlo, visto che ogni mattina era sempre lì a osservare il loro lavoro. Esopo si apprestò ad attaccare una branda. “Ai tempi mia ce stavano solo il cemento e la cazzuola, ma i muri li facevamo dritti, no a zigghe zagghe”. “A signo', ma che la stamo a fa dritta l'uscita der raccordo?”
Da quel giorno, Esopo smise di fare le pinne col deambulatore davanti agli operai.
32. La volpe e l'uva
Una volpe affamata corse per l'ennesima volta sotto alcuni grappoli d'uva che pendevano da una vite. “Mo te sistemo io” pensò, e si aggirò per le altre favole di Esopo, raccattando i cadaveri di tutti gli altri animali morti per spiegare agli uomini che le favole possono davvero insegnare qualcosa. Dopo averli accatastati a mo' di montagnola sotto la vite, iniziò a scalarli. Raggiunta finalmente l'uva, la assaggiò: era davvero acerba.
La favola insegna che t'aavevo detto io che l'uva n'era ancora bona.
L'8x1000 non deve morire
Monsignor Volpe, un giorno, decise di benedire le dimore dei suoi fedeli. Non per condividere un momento di preghiera, ma per sbirciare nelle loro case e vedere quante ricchezze possedessero. In quella più sfarzosa chiese al proprietario quanto avesse pagato il water del bagno. L'uomo, orgoglioso, rispose: “è un pezzo pregiato, costa 8 lire”. Monsignor Volpe sembrò divertito dalla fierezza del suo fedele e disse a Don Cane, al suo fianco: “Ne voglio uno 1000 volte più costoso”.
La favola insegna com'è sfuggito di mano l'8x1000 alla Chiesa cattolica.
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